Chi è Plauto?

Siamo in epoca romana attorno al III-II secolo a.C., sulle scene di Roma diviene celebre un di teatro comico, nativo di Sarsina. Come forse avrebbe detto lui stesso, “Sassina me genuit”, ovvero Sarsina mi ha partorito. Parliamo di lui, l’unico indiscusso commediografo latino Tito Maccio Plauto. Nato a Sarsina nel 250 a.C., morì presumibilmente a Roma nel 184 a.C., all’età di 66 anni.
“Sarsinate dell’Umbria” lo definisce Girolamo, e a Sarsina fa riferimento l’autore stesso con un gioco di parole in un passo della Mostellaria: ad un personaggio, il vecchio Simone, che dice come nella sua casa non ci sia mai ombra (umbra), un altro replica: «se non hai umbra [ovvero “ombra” ma anche “donna umbra”] non hai allora nessuna donna di Sarsina?» (Quid, Sarsinatis ecqua est, si Umbram non habes?, Mostellaria,770). La battuta all’epoca doveva risultare ancora più spiritosa, considerato che “donna di Sarsina” e “donna umbra” erano sostanzialmente sinonimi, probabilmente, fu lo stesso Plauto a recitare la parte del vecchio Simone, la prima volta che fu rappresentata.

 

Opere discusse e indiscusse

Sono tante le commedie a lui attribuite: per un certo periodo si è parlato addirittura di un centinaio di opere, ma il filologo Varrone ne selezionò di certe 21.Le restanti, probabilmente, erano state scritte da altri autori ma firmate con il nome di Plauto per garantirsi il successo.
Le commedie plautine sono del genere detto palliata: alla base presentavano, quindi, un modello greco, ma l’autore le arricchiva di espressioni, dialoghi e comicità presi da molti aspetti di vita e società romana.
Seppur spesso l’originalità delle sue opere sia stata messa in dubbio (ma era normale prassi usare e tradurre opere scritte da autori greci), quelle di Plauto erano rivisitate con usi e costumi romani in chiave ironica e parodiata. Insomma, quello che si potrebbe definire oggi il remake di un celebre film, realizzato però per un pubblico di lingua e cultura diversa rispetto a quella dell’originale.
Va sottolineato che nell’antica Roma, diversamente che in Grecia, a teatro andavano proprio tutti, anche le donne ed i servi, i cittadini illustri come gli infimi, e anche chi, come gli schiavi, non godeva di diritti civili.

Lo stile di Plauto è caratterizzato da una comicità incalzante: sapeva cogliere di volta in volta un motivo per far ridere anche a prescindere dai contenuti.
Plauto è un autore che si è talmente radicato nella nostra cultura da risultare sempre nuovo e contemporaneo, da resistere al tempo come solo i grandi monumenti sanno fare, senza perdere mai di freschezza e attualità. Un autore prezioso che è stato in ogni luogo letto in originale, tradotto, trascritto, rivisitato e modificato, ma che ha sempre qualcosa di importante da trasmettere. Plauto è considerato un patrimonio dell’umanità: un patrimonio da studiare, osservare e utilizzare. E da rispettare.

 

Il meta-teatro e la casa come metafora della “costruzione”

Il teatro plautino cita se stesso, svelando i suoi meccanismi, la limitatezza dei suoi mezzi ma anche la grande illusione di cui è capace. Plauto, infatti, sfrutta molto spesso l’espediente del “meta-teatro” ovvero una rottura dell’illusione scenica che consiste nell’autorappresentazione del teatro, mentre il pubblico interagisce direttamente con gli attori.
Nella Mostellaria, la casa è metafora della costruzione che un uomo fa di sé, nel bene e nel male. La casa rende tutti contenti quando la si è ben costruita e lodi agli architetti, ma se vi si impianta un buono a nulla, giovane dissoluto, e non provvede alle prime riparazioni ecco che l’acqua la fa marcire e l’edificio va in malora. Così va per l’uomo: i genitori ne sono i costruttori, l’allevano, lo istruiscono ma poi il futuro dell’edificio è affidato a lui stesso. Come a tutti noi.

 

Scene e maschere

La scenografia delle opere di Plauto era sempre molto semplice e si adattava a tutte le sue commedie. Del resto, quello Plautino era pur sempre un teatro “leggero”.
Gli attori utilizzavano spesso delle maschere per coprire il proprio volto: alla completa mancanza di mimica facciale sopperivano la gestualità e i movimenti del corpo, che così acquistavano un’importanza cruciale.

 

Plauto attore?

Gli antichi non avevano dubbi sul fatto che Plauto avesse iniziato la sua carriera come attore, e molto probabilmente il commediografo ha anche recitato come attore principale delle sue commedie. Quello che comunque è certo è che Plauto era un uomo di teatro: il teatro lo conosceva bene, così bene che faceva e fa ancora ridere al giorno d’oggi.

 

Plauto e il cinema

Sono diversi film che hanno preso spunto dalle opere di Plauto. Tanti di questi hanno avuto come protagonisti Totò e Peppino de Filippo. Tra i tanti ricordiamo il film 47 morto che parla diretto da Bragaglia: il titolo è preso da una celebre commedia di Ettore Petrolini su cui si basa la seconda parte del film, ma la prima parte è palesemente ispirata al personaggio di Euclione, il vecchio avarissimo di Aulularia.
Grande influenza di Plauto si vede anche in un famoso musical USA: A Funny Thing Happened on the Way to the Forum, 1962, scritto da Burt Shevelove e Larry Gelbart con le musiche di Stephen Sondheim, adattato quattro anni dopo per il cinema con lo stesso titolo, per la regia di Richard Lester. Ambientato nell’antica Roma, con una storia creata mettendo insieme i più caratteristici personaggi e le vicende della palliata di Plauto: in particolare, si riconoscono Pseudolus, Miles gloriosus e Mostellaria. Uno spettacolo che ha fatto il giro del mondo e che ancora oggi va in scena a Broadway.

Il Plautus Festival

Dal 1956 il Comune di Sarsina organizza il Plautus Festival, uno dei festival di prosa più longevi d’Italia, con l’obiettivo di onorare Tito Maccio Plauto, il suo più illustre figlio, e con esso l’antica e nobile arte del Teatro.
Nelle 57 edizioni fino ad ora realizzate sono andati in scena quasi 400 spettacoli di prosa, allestiti dalle più importanti compagnie teatrali nazionali. La predilezione del Plautus Festival per il repertorio tratto dal dramma antico e dal teatro moderno ne fa un unicum nell’Italia centro-settentrionale.
Dal 1995 il Festival è allestito all’interno dell’Arena Plautina: uno spazio moderno e funzionale, in grado di ospitare 1068 spettatori in un dolce declivio naturale posto ai piedi del suggestivo borgo medioevale di Calbano., poco lontano dal centro di Sarsina.
Il Plautus Festival non è, però, solo prosa: insieme al cartellone principale del Festival ogni anno sono organizzati simposi internazionali di approfondimento delle opere di Plauto, eventi musicali, mostre ed attività didattiche.
Al fine di rendere accessibile il Festival anche alle persone non vedenti o ipovedenti, molti degli spettacoli prevedono un’audiodescrizione: unico Festival in Italia che offre questo servizio.

 

Attori celebri

Tanti sono gli attori famosi che hanno interpretato i ruoli da protagonista nelle commedie di Plauto – un po’ meno i ruoli femminili a cui Plauto dava poco risalto, ma pure qui spiccano nomi importanti. In ordine cronologico di apparizione al Plautus Festival troviamo:  Ernesto Calindri, Nando Gazzolo, Alberto Lupo, Aroldo Tieri, Nino Taranto, Ugo Pagliai, Tino Buazzelli, Renzo Montagnani, Arnoldo Foà, Mario Valdemarin, Massimo D’Apporto, Gianrico Tedeschi, Renato Rascel, Carlo Croccolo, Mario Carotenuto, Lando Buzzanca, Mario Scaccia, Pietro de Vito, Mariano Rigillo, Tato Flavio Bucci,  Russo, Enzo Garinei, Fausto Cosantini, Orso Maria Guerrini, Nino Castelnuovo, Stefano Masciarelli, Massimo Venturiello, Franco Mescolini, Aldo Giufrè, Maurizio Micheli, Franco Molè, Edoardo Siravo, Giuseppe Pampieri, Corrado Tedeschi, Iaia Forte, Ettore Bassi, Ivan Bacciocchi, Giorgio Marchesi, Gianfelice Imparato, Andrea Tidona, Marco Simeoli, Sergio Basile, Paolo Triestino.
Tra i ruoli femminili ricordiamo:  Sandra Mondaini, Marina Malfatti, Giuliana Lojodice Paola Pitagora, Lauretta Masiero, Miriam Mesturino, Paola Tedesco, Vanessa Gravina, Vanessa Incontrada, Eleonora Brigliadori, Cinzia Maccagnano, Debora Caprioglio.

 

Sarsina e il suo figlio più illustre

A Plauto è dedicata la piazza principale di Sarsina. A poca distanza dal Museo Archeologico Nazionale c’è il monumento a lui dedicato, con l’altorilievo in bronzo realizzato nel 1951 dallo scultore Duilio Cambellotti. In via Guerrin Capello c’è anche quella che è comunemente chiamata “Casa di Plauto”, un edificio che incorpora strutture murarie di epoca romana e che una tradizione secentesca ha legato al nome del commediografo.

 

Il testo è parzialmente tratto da PLAVTVS da Sarsina a Sarsina: un viaggio nel tempo  di Ester Amadori, Giorgia Bandini, Roberto M. Danese, Caterina Pentericci.